TriKala è stata per lungo tempo la città più importante della Tessaglia. È ancora la città e il mercato maggiore della pianura tessala occidentale, per quanto situata in posizione eccentrica (però favorevole alle comunicazioni), essendo assai vicina al margine nordoccidentale della pianura. L’abitato si stende nel piano (a 110 m. s. m.), all’estremità di un lungo sperone collinoso coronato da un castello medievale, ed è diviso in due parti dal fiume Trikkalinós l’antico Letheo (Ληϑαῖος), affluente del Salambrias, le cui acque di piena provocarono serî danni nel 1907. Il fiume, dall’alveo assai stretto del resto, è attraversato da numerosi ponti e le sue rive sono ombreggiate da grandi platani. L’aspetto della città è quello moderno, senza interesse, di quasi tutte le città greche, essendo già da tempo scomparse le impronte della lunga dominazione turca.
La città era ubicata, all’epoca della sua fondazione, in una posizione ben difesa, all’incrocio di importanti strade verso Larissa e la Macedonia. Fino dalla sua origine essa è collegata col culto di Asclepio; Omero la dice soggetta a Podalirio e Macaone, i figli del dio, che avrebbero condotto i suoi abitanti alla guerra di Troia, e ne ricorda già un santuario di Asclepio, che era considerato appunto come il più antico di tutta la Grecia, e di cui si sono scoperti ruderi presso alla fonte di Gurna sul Leteo. Nell’editto di Poliperconte e degli altri generali di Alessandro che concedeva agli esiliati di tutte le città greche il ritorno in patria, per un’ignota ragione è esclusa Triccala. All’inizio dell’età bizantina la città fu restaurata da Giustiniano.